Il Denina Pellico Rivoira sulle tracce dei partigiani
Lunedì 14 ottobre gli studenti della VC RIM e della VE CAT Denina Pellico Rivoira, accompagnati dal Dirigente Girodengo e dal prof. Smeriglio, hanno percorso il sentiero da Serre di Oncino a Madonna della Neve in valle Po in compagnia dell'architetto Giorgio Rossi, presidente dell'A.N.P.I. di Saluzzo e Valle Varaita, di Paolo Allemano, presidente provinciale dell'A.N.P.I., di Hervè Tranchero, guida alpina, e di Piero Formica, oncinese e grande conoscitore del territorio.
Camminando sulla strada sterrata e poi sul sentiero gli accompagnatori hanno fatto riflettere i ragazzi sulla storia della Resistenza e sugli eventi accaduti in questi luoghi. Percorsa parte del canale della condotta d’acqua che da Crissolo va verso l’invaso ex Burgo, scavato dai prigionieri austriaci dopo la guerra 15-18, e arrivati all'invaso le guide hanno speso qualche parola per introdurre la storia delle cartiere Burgo. L’ing. Luigi Burgo fonda la “cartiera” il 27 giugno 1905. Al termine del primo decennio del ‘900 la cartiera dà lavoro a 315 dipendenti. Nel 1912 inizia il progetto della nuova “centrale elettrica di Calcinere” che, a causa della guerra, sarà inaugurata solo nel 1922. Alla realizzazione delle gallerie lavorano anche i prigionieri austriaci della prima guerra mondiale. Il canale parte da Crissolo ed è lungo ca. 10,5 Km, capta acqua dal Po e dal Lenta e la porta nel lago artificiale (invaso) da cui poi giunge alla centrale di Calcinere. Tappa successiva è stata la lapide di Nicandro Ernesto Conte come ci racconta Gabriele Agù, della V C RIM: “Conte era un uomo di 29 anni che venne portato in quell’inverno tra Paesana ed Oncino perché i tedeschi pensarono che avrebbe loro rivelato la posizione delle basi partigiane. Lui non lo fece. Venne spogliato nella neve e gettato nel bacino, in quel momento la superficie era ghiacciata. I tedeschi cominciarono a lanciare in acqua delle bombe a mano per uccidere le trote che Conte avrebbe dovuto raccogliere e mettere in un cesto. Quando raccolse una buona quantità di pesci lo tirarono fuori dall’acqua e lo ammazzarono, abbandonando il suo corpo che fu ritrovato in seguito grazie ad un cane che aveva raccolto il cappello di Nicandro. Oggi c’è una targa in suo onore all’incrocio prima del bacino”. Nato a S. Pietro Infine (Cesena) nel 1915, durante la guerra, Nicandro è tenente nella GAF di stanza a Castello di Pontechianale. Diventa partigiano nelle Brigate Garibaldi della Valle Varaita. Catturato durante il rastrellamento tedesco del marzo 1944 viene condotto a Paesana e poi ucciso al Biatonè il 2 aprile ’44 dal reparto tedesco dell’SS Polizei Rgt. 15-14 Pz. Jg. Kp. Continua Gabriele: “Tappa successiva è stata il bacino artificiale di Biatoné. Qui abbiamo potuto vedere da vicino il luogo in cui Conte è stato giustiziato. È stato molto interessante vedere questi luoghi, che già conoscevo, da un diverso punto di vista e conoscere gli eventi tragici che li hanno visti protagonisti nella seconda guerra mondiale”. “Li vicino c’è il “Biatonè” aggiunge Rossi “luogo abitato nel ‘500 dai protestanti, e noi abbiamo raccontato le persecuzioni subite dai valdesi. Oncino, come altri paesi della Valle Po, ospitava molte famiglie valdesi. Le persecuzioni contro di loro ebbero inizio nel novembre 1509 volute, in un primo tempo, dai nobili di Paesana e sostenute dal vescovo e dall’inquisitore del marchesato (il domenicano frate Angiolo Ricciardino di Savigliano). La marchesa Margherita di Fois proseguì la persecuzione che, fra l’altro, comportò anche delle morti sul rogo.
La storia è complessa ed è molto ben descritta da Delfino Muletti in “Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla Città ed ai Marchesi di Saluzzo” dove questi riporta e commenta un manoscritto dell’epoca a firma di Giovanni Andrea di Castellar che descrive bene questi fatti”.
Una bella esperienza per i ragazzi che verrà loro riproposta per raggiungere altri luoghi fra cui, sempre ad Oncino, Croce Bulè da Meire D’Acant, in ricordo dell’eccidio perpetrato dai tedeschi il 02/04/1944, e il luogo della cattura di Pavan, il tenente fascista Adriano Adami, crudele torturatore, sopra Crissolo.